7 – Totalità, fedeltà, indissolubilità

Contenuti aggiuntivi all’interno:  Schede di approfondimento

  1. PREGHIERA INIZIALE
  2. ASCOLTIAMO IL SIGNORE CHE CI PARLA
  3. RILEGGIAMO CON ATTENZIONE

1. PREGHIERA INIZIALE

Dio nostro Padre, nella tua bontà ci hai chiamati alla vita e all’amore. Oggi poni davanti ai nostri occhi il grande segno dell’amore di Gesù per i suoi. Manda in noi il tuo Santo Spirito, affinché ci lasciamo affascinare da questo amore e ci decidiamo ad amarci come Lui ci ha amati.
Te lo chiediamo nel nome di Gesù, che ora, nel tuo Amore, vive per i secoli eterni. Amen.

Il nocciolo della questione – Sposarsi “in chiesa” non significa scegliere un “luogo” (una location) nella quale svolgere un evento, una festa, una “cerimonia”.
E’ chiedere di “entrare” in un modo particolare di pensare sé, la persona amata, la vita tutta, il presente e il futuro, la felicità, l’amore di coppia: è il modo di Gesù!
Il suo modo di amare non è uguale a quello di nessun altro, non può essere interscambiabile con nient’altro, è esclusivo: Lui ha avuto un modo originale di amare la sua gente, la sua Chiesa.
Chi chiede di potersi sposare “nel Signore” vuole che quel modo di amare di Gesù possa essere anche il proprio: «Io, con la grazia di Dio, voglio amare te nel modo in cui ama Gesù e sono felice che tu possa amarmi come ama Gesù. Voglio che tutti sappiano che noi ci amiamo così… e non in un altro modo».
Chi pensa sia meglio per sé e per l’altro/a avere una relazione di altro tipo, con altre caratteristiche, con altri obiettivi, non desidera fare ciò che intende fare la Chiesa con il rito delle nozze; ci sarà bisogno di altro cammino per arrivare alla meta bella e alta del matrimonio-sacramento.

2. ASCOLTIAMO IL SIGNORE CHE CI PARLA

Dal Vangelo secondo Giovanni

cap. 13: 1Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. 2Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, 3Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, 4si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. 5Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. 6Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». 7Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». 8Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». 9Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». 10Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». 11Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».

12Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? 13Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. 14Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. 15Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi. 16In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. 17Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica.

Parola del Signore. Lode a te, o Cristo!

3. RILEGGIAMO CON ATTENZIONE.

  1. Avendo amato i suoi che erano nel mondo
    1. Gesù ha amato i “suoi”: prima e accanto alla compassione per tanti, per tutti, Gesù è stato capace di amare sua madre, suo padre, i suoi parenti; poi ha chiamato alcuni perché stessero con lui, a condividere la vita quotidiana. A loro ha voluto bene.
    2. Tra persone che si amano gli aggettivi possessivi non sono fuori luogo (anche se bisogna sempre stare attenti al rischio di volerle “possedere”): c’è un senso di appartenenza reciproca, che non costringe, non soffoca, non appiattisce, bensì è liberante.
    3. “Avendo amato… faccio”: l’amore porta con sé delle conseguenze. Se amo, allora faccio, penso, vivo in un certo modo.
  1. Sapendo
    1. Gesù è cosciente della sua identità di Figlio di Dio Padre che lo ha inviato presso gli uomini.
    2. Gesù è cosciente che si avvicina la sua “ora” decisiva, la Pasqua (passione, morte e risurrezione).
    3. Gesù è cosciente delle debolezze dei suoi amici, che lo lasceranno solo e lo tradiranno.
    4. Gesù mette i suoi nella condizione di essere coscienti di chi è Lui e di quanto valore essi hanno ai suoi occhi. In modo non-cruento, mostra loro ciò che succederà a Lui.
  1. Li amò fino alla fine
    1. L’identità di Gesù: amare; sempre amare; solo amare; perseverare nell’amare, senza condizioni.
    2. Fino alla “fine”: fino al termine della sua missione; fino alle estreme conseguenze della sua decisione; fino al dono completo della sua vita; fino alla morte.
    3. Per il “fine”, cioè per lo scopo, la mission della sua vita: amare come Dio Padre ama. Per questo, che è il senso della sua vita e delle nostre, Gesù è disposto ad andare fino in fondo, fino alla fine.
  1. Cominciò a lavare i piedi
    1. “Lavare i piedi” è un gesto molto concreto… e per questo molto simbolico. E’ inscindibilmente un gesto da “servo di altri” e da “padrone di sé”.
    2. Per “lavare i piedi” occorre abbassarsi, piegarsi, “spezzarsi”: fisicamente e interiormente. Così ha fatto Gesù: il Figlio dell’Altissimo Creatore si è abbassato fino a condividere la vita delle sue creature.
    3. Non per “servilismo”, ma perché, amando così, ha rivelato la sua originalissima identità personale: il Dio cristiano è un Dio così! E la creatura umana è resa capace di amare così!
  1. Non mi laverai i piedi
    1. I gesti d’amore di Gesù mettono a disagio anche i suoi, specie chi ha un carattere “forte”, con una punta di autosufficienza, orgoglio… o intuito: “Poi toccherebbe a me fare lo stesso!”.
    2. Accettare di farsi lavare i piedi per amore significa “lasciarsi fare”, accogliere che si è anzitutto amati, perdere la “pole position” dell’amore.
  1. Capite quello che ho fatto per voi?
    1. Sembrerebbe impossibile non capire il significato di quel gesto, eppure Gesù teme che i suoi non l’abbiano colto, perché stupiti, chiusi, a disagio. “Non c’è peggior sordo di chi non vuol udire”: quante volte l’amore resta incompreso, perché per capire bisogna amare.
    2. La semplice frase di Gesù dichiara anche il suo affetto: ciò che ha fatto, l’ha fatto per i suoi, proprio per loro!
  1. Se dunque io, Signore e Maestro… anche voi…
    1. Noi siamo fatti come Lui (“a sua immagine e somiglianza”, dice il libro della Genesi); per questo Gesù osa dirci che possiamo fare ciò che fa Lui, come lo fa Lui. Lui è il modello di creatura umana pienamente realizzata. La nostra identità è “essere come Gesù Cristo, Figlio di Dio”!
    2. «Voi mi chiamate il Maestro e il Signore»: i suoi gli riconoscono questi titoli, queste prerogative, non perché l’abbiano imparato a catechismo (!), bensì perché il Suo comportamento è da loro riconosciuto autorevole, meritevole di rispetto, significativo… e attraente!
  1. Siete beati se le mettete in pratica
    1. Chi si abbassa è beato: sarà mica vero?! E’ beato se lo fa per amore e con amore. Chi si abbassa fino a morire risorge: sarà mica vero?!

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